Mi permetto di pubblicare sul mio blog questa bella recensione de "L'uomo che sfidò le stelle" tratta dal sito mangaforever. La recensione è opera dell'attenta Francesca Guarracino. Ringrazio Francesca e mangaforever.
grazie.
Il farista
Tutti noi abbiamo la naturale tendenza ad apprezzare in modo particolare ciò che è esotico, per via di quell’inevitabile fascino che possiede tutto quello che esula dalla nostra vita di ogni giorno. Ci sono luoghi e figure che evocano interi mondi lontani avvolti da un certo alone di magia, e che per questo catturano l’immaginazione a scapito di persone e posti a noi più vicini, ugualmente suggestivi, eppure quasi invisibili ai nostri occhi.
La sconfinata frontiera americana con i suoi eroi, i cow-boys, ha da lungo tempo impresso un segno indelebile nell’immaginario collettivo, grazie alla vita di questi uomini solitari la cui sagoma avvolta nella luce di un tramonto sanguigno è diventata simbolo di vita libera e selvaggia all’insegna dell’avventura. Su tutti, spicca ovviamente il mito di Buffalo Bill, una vera e propria leggenda di inesauribile fortuna.
Ma è sufficiente dare un’occhiata più attenta in casa nostra, per trovare figure che non hanno avuto proprio nulla da invidiare allo sfavillante mondo di William Frederick Cody e del suo roboante Wild West Show. Sullo sfondo della ben più modesta campagna dell’Agro Pontino, infatti, i butteri hanno per generazioni condotto una vita non dissimile da quella dei loro colleghi a stelle e strisce, senza tuttavia ricavarne uguale fama, probabilmente neanche voluta, a ben vedere.
Ecco quindi che Alessandro di Virgilio e Andrea Laprovitera hanno recuperato e raccontato attraverso le matite di Davide Pascutti la delicata quanto intensa storia di Augustarello, soprannome di Augusto Imperiali, “il buttero che sconfisse Buffalo Bill” in questa breve graphic novel targata Tunuè dal titolo “L’uomo che sfidò le stelle”.
Con grande equilibrio, sceneggiatura e disegno si coniugano perfettamente per narrare l’incontro con l’uomo che vinse la sfida nella doma di puledri selvaggi lanciata da Buffalo Bill nel suo spettacolo. Tuttavia, chi si aspettasse di leggere una storia d’avventura che celebri in qualche modo una rivincita nostrana sul mito del far west, farebbe meglio a prepararsi a una grande delusione. Niente toni epici, insomma, e non a caso, infatti, il titolo di quest’opera fa riferimento all’uomo Imperiali, relegando la natura della sua impresa al sottotitolo, in un azzeccato gioco di rimandi con l’impianto narrativo.
Con tempi estremamente rallentati il lettore è introdotto al modus vivendi di Augustarello, lontano dalla frenetica vita moderna, immerso nella semplicità dei tempi imposti dalla natura, una scelta che riflette abilmente lo stordimento provato dal giornalista di città che incontra Imperiali per un’intervista, occasione di avvio del racconto.
Il lettore si trova quindi davanti un protagonista tratteggiato a livello grafico con un segno grossolano e ruvido, che coglie l’essenza delle figure senza perdersi in inutili dettagli, proprio come la vita del buttero. A livello narrativo viene descritto come un uomo senza fretta, attento ai piccoli gesti che lo circondano, pacificamente inserito in un presente che risuona delle azioni che hanno costruito il suo passato e quasi del tutto estraneo alla preoccupazione del futuro.
Le tavole sono flessibili e di ampio respiro, con vignette spesso scontornate e libere dalla gabbia, che preferiscono indugiare su momenti apparentemente secondari, ma che costituiscono in realtà la chiave per comprendere appieno la personalità di Imperiali, e che fungono da ulteriore richiamo alla vita rustica della campagna.
La trama va costruendo un climax incentrato sull’episodio della famosa sfida con Buffalo Bill, a un primo sguardo cuore pulsante della narrazione, ma che finisce con il concludersi in modo quasi frettoloso, coerentemente con l’importanza ridotta che il protagonista attribuisce a questo ricordo.
Si parte quindi leggendo con gli occhi di chi è totalmente estraneo al mondo dei butteri, curioso di conoscere i retroscena dell’incontro con il celebre cow-boy, per poi ritrovarsi a guardare le cose da una prospettiva rovesciata, ossia dal punto di vista di Augustarello, che detta tempi e modi del racconto, un uomo che non vede poi in fondo nulla di così straordinario in quella che per tutti gli altri è invece un’impresa degna di entrare nella leggenda.
L’edizione curata da Tunuè è ben confezionata, per un volume stampato su carta bianca e ruvida, arricchito dalla prefazione di Sergio Bonelli e dalla postfazione di Mauro Nasi, giornalista ideatore di quest’opera, e autore di diversi saggi dedicati alla figura dei butteri e di Augusto Imperiali. Il rapporto qualità-prezzo è accettabile nel complesso.
In conclusione “L’uomo che sfidò le stelle” è una lettura la cui cifra costitutiva è la delicatezza e che si caratterizza per la capacità di ritrarre in modo impressionistico un mondo quasi del tutto estinto ma che meriterebbe una celebrazione almeno pari a quella della sua controparte americana. Una piacevole incursione in un passato nostrano che sa di mito. Consigliato.